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“30 anni di Terzo settore: la Solidarietà, oggi è un lusso?” – Convegno del Forum del Terzo Settore

Stefano Gheno, presidente di Cdo Opere Sociali, durante l’intervento al Forum Terzo settore, ha ricordato come la nostra compagnia sia nata sotto il segno della sussidiarietà, una visione che, fin dai suoi esordi, ha messo in discussione l’idea di un sistema amministrativo verticalmente gerarchico, sostituendola con una concezione più inclusiva e condivisa. In passato, la sussidiarietà veniva trattata principalmente come un tema di decentramento, che spostava poteri dallo Stato centrale alle regioni. Tuttavia, questa visione era legata a una concezione della politica come fattore di sviluppo, nella quale i partiti e le amministrazioni locali giocavano un ruolo predominante.

Oggi, però, la sussidiarietà ha acquisito un nuovo significato, essa è più di una mera delega di competenze da una struttura centrale a una periferica. La vera sussidiarietà implica una cooperazione tra il pubblico e la società civile, una partnership che non deve mai essere ridotta a mera assistenza, come spesso accade quando si parla di welfare. La solidarietà, infatti, deve essere coniugata con la sussidiarietà: senza una componente solidale, la sussidiarietà rischia di trasformarsi in un mero atto di assistenzialismo. Il terzo settore non deve essere visto come un sostituto del servizio pubblico, ma come un complemento che interpreta e arricchisce il servizio pubblico stesso, ha dichiarato il presidente Stefano Gheno, mettendo in evidenza come, troppo spesso, il terzo settore venga percepito come ancillare del servizio pubblico. In realtà, la sua funzione è ben più complessa: non è solo quella implementare le politiche pubbliche, ma di farlo in una logica di sussidiarietà.

Il Presidente ha anche richiamato l’attenzione su un problema persistente: la percezione di un eccessivo controllo da parte della pubblica amministrazione. In Italia, infatti, il principio di sussidiarietà è spesso messo in discussione da un sistema normativo che, più che favorire la collaborazione, tende a ostacolarla.

Un altro elemento centrale del suo intervento riguarda la necessità di superare l’assistenzialismo e abbracciare una cultura di coprogettazione e co-programmazione. La programmazione, ha ricordato, è di competenza della pubblica amministrazione, ma la coprogettazione dovrebbe essere un processo che coinvolge direttamente la società civile nella definizione dei bisogni e delle politiche sociali. È fondamentale che la coprogettazione sia accompagnata da una vera co-programmazione, affinché le politiche non siano imposte dall’alto, ma nascano da un dialogo autentico e da una condivisione dei bisogni e delle soluzioni.

Infine, è stato toccato un tema cruciale: la mancanza di fiducia del terzo settore in se stesso. La valutazione d’impatto, non può essere vista come un mero adempimento burocratico, ma deve diventare uno strumento di consapevolezza per le organizzazioni, un’occasione per riflettere sul proprio operato e migliorare continuamente. Solo con una valutazione onesta e trasparente si potrà rafforzare la credibilità e l’efficacia del terzo settore nel dialogo con la pubblica amministrazione.

Il presidente ha esortato tutti a lavorare per un cambiamento culturale profondo, che vede la pubblica amministrazione e il terzo settore come alleati, non come entità separate o in competizione. Il futuro della sussidiarietà in Italia dipende dalla capacità di costruire un sistema amministrativo che valorizzi il dialogo, la collaborazione e la co-creazione di politiche sociali, mettendo al centro la comunità e il bene comune.

Un altro grande tema riguarda la fiducia reciproca. Il Terzo Settore stesso, infatti, non sempre ripone fiducia in se stesso, e questo crea una barriera che ostacola lo sviluppo. La valutazione d’impatto, ad esempio, non deve essere vista come un mero adempimento burocratico, ma come uno strumento di consapevolezza. È uno strumento che permette alle organizzazioni di misurare concretamente il loro valore.

Ciò che è necessario è un cambiamento di mentalità: il Terzo Settore deve imparare a valorizzare se stesso, a misurare il proprio impatto con metodi semplici ma efficaci. Per farlo, è essenziale che ci siano supporti concreti che aiutino queste organizzazioni a sviluppare competenze nella valutazione.

Infine, un punto fondamentale riguarda la semplificazione. Non basta ridurre la burocrazia, ma bisogna riformare le leggi e le normative in modo che siano realmente praticabili, trasparenti e utili. Un sistema che funzioni è quello che permette a chiunque, dalla piccola associazione locale al grande ente, di operare in modo chiaro e senza ostacoli insormontabili. Le risorse, in tal senso, non sono solo economiche, ma anche legate alla capacità di mettere in rete le competenze e le esperienze, creando così una rete di supporto che possa essere una risorsa.

Il futuro del Terzo Settore dipende dalla capacità di semplificare, innovare e, soprattutto, rischiare. È necessario un cambiamento radicale che permetta di lavorare con coraggio e fiducia, ma anche con maggiore chiarezza nelle regole. Solo attraverso una vera collaborazione tra pubblico e privato, e solo con il coraggio di cambiare, si potranno raggiungere gli obiettivi ambiziosi per il nostro Paese.

In questo scenario, il Terzo Settore ha un ruolo fondamentale. È il momento di rafforzare le reti, rendere le norme più comprensibili e aiutare le organizzazioni a crescere, valutando il loro impatto in modo serio e consapevole. Solo così potremo davvero dare vita a un sistema più giusto ed efficace.

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