la Commissione Affari costituzionali della Camera dei Deputati svolge un ciclo di audizioni informali nell’ambito dell’esame, in sede referente, del disegno di legge C. 2088 Governo, di conversione in legge del decreto-legge 11 ottobre 2024, n. 145, recante disposizioni urgenti in materia di ingresso in Italia di lavoratori stranieri, di tutela e assistenza alle vittime di caporalato, di gestione dei flussi migratori e di protezione internazionale, nonché dei relativi procedimenti giurisdizionali (c.d. decreto flussi)
Vi riportiamo l’intervento del Presidente di Cdo Opere Sociali, Stefano Gheno:
“Ringrazio di questo invito, che mi permette di portare un contributo all’importante lavoro di questa commissione.
Sono Stefano Gheno, presidente di Compagnia delle Opere – Opere Sociali ETS. Cdo Opere Sociali è una rete associativa, iscritta al Registro Unico Nazionale del Terzo Settore e socia del Forum del Terzo Settore. La nostra associazione comprende circa 600 tra Enti del Terzo Settore e altre organizzazioni non profit, che svolgono con finalità solidaristiche e di utilità sociale le più diverse attività di interesse generale senza finalità di lucro.
L’associazione da me rappresentata nasce nel solco della Compagnia delle Opere, di cui rappresenta il pilastro sociale. Lo dico perché nel nostro DNA, oltre alla natura di Ente del Terzo Settore, è radicato l’essere associazione di imprese (noi le chiamiamo Opere) e di persone che fanno impresa, ancorché non definite dallo scopo di lucro. Questo rappresenta per certi versi un unicum nel nostro Paese: un tentativo di integrare la logica d’impresa con la finalità sociale, di costruzione del bene comune, inteso come frutto di collaborazione tra tutti i soggetti di buona volontà.
La nostra Compagnia, ed è il secondo tratto distintivo che ci rappresenta, è saldamente radicata nella Dottrina Sociale della Chiesa, in particolare relativamente alle due dimensioni della solidarietà e della sussidiarietà, rispetto alle quali noi desideriamo procedere senza esitazioni e anche senza presupporre differenze ideali tra opere profit e non profit.
Rispetto al tema di questa audizione, vorrei quindi innanzitutto segnalare come numerose Opere a noi associate si trovino impegnate in prima linea sia nell’accoglienza emergenziale di persone migranti, sia nella più delicata promozione di una reale inclusione e integrazione. La cosa che emerge dalla nostra esperienza è, innanzitutto, è che se da un lato la dimensione della fraternità e della solidarietà che ne consegue impone a tutti un immediato aiuto agli ultimi, dall’altro noi dobbiamo fare tutto il possibile perché gli ultimi possano aspirare ad uscire dalla loro condizione per una reale integrazione nella società.
Per questo si deve lavorare in modo integrato sui due fronti dell’accoglienza e dell’inclusione, sottolineando come quest’ultima vede nell’istruzione e nella formazione la via maestra da percorrere.
Non a caso opere sociali come Fondazione Progetto Arca, nate proprio per soccorrere gli ultimi degli ultimi, nel tempo abbiano sviluppato una filiera che prova a percorrere i passi dall’emergenza all’integrazione, attraverso soluzioni di accompagnamento sociale, housing, orientamento ed educazione al lavoro, fino a sviluppare partenariati con imprese e amministrazioni pubbliche finalizzate all’inserimento lavorativo. Oppure realtà formative come Piazza dei Mestieri che integra – nei fatti – in un percorso di formazione e lavoro numerosissimi stranieri, giovani e meno giovani. O ancora comunità educative come Kayros che ormai sono diventate rifugio sicuro per moltissimi minori stranieri non accompagnati che spesso sono le prime vittime del traffico di esseri umani, sbarcando nel nostro paese senza alcuna reale possibilità salvo il delinquere.
Vorrei dunque affrontare in questa audizione due punti, che emergono dalla nostra esperienza.
Il primo che vorrei proporre viene dall’assumere nell’affrontare questa materia il punto di vista di chi fa impresa.
Riguardo a ciò, se da un lato è comprensibile la necessità di mettere ordine in un sistema assai complesso e che, quindi tende a sfuggire ad un controllo puntuale che garantisca benessere e sicurezza, dall’altro questo ordine deve essere realisticamente praticabile. Questo significa, nella concretezza, costruire dispositivi legislativi e attuativi che siano effettivamente praticabili senza eccessivi oneri dai diversi attori coinvolti. Troppo spesso infatti, nel nostro Paese, norme anche avanzate e condivisibili, non trovano efficacia per il peso di procedure burocratiche che rappresentano ostacoli quasi insormontabili alla loro attuazione.
Se poi consideriamo le imprese nella loro natura autentica di generatori di bene comune, non possiamo trascurare la necessità di poter attingere ad un capitale umano in grado di intervenire utilmente nei diversi processi di produzione di beni e servizi. Questo, se perseguito efficacemente, non potrà che avere una ricaduta positiva sul tessuto sociale del Paese, anche in considerazione del valore indiscutibile che il lavoro, quando è degno, ha in termini di facilitatore di inclusione.
Non possiamo dimenticare che, prima che il nostro Paese diventasse una delle economie più floride del mondo, il contributo che gli italiani hanno portato allo sviluppo sociale ed economico dei paesi che li hanno accolti è stato notevole, nonostante abbiano in molti casi vissuto importanti discriminazioni e fatiche nell’integrazione sociali. Dovremmo far memoria di queste vicende e lavorare perché oggi la nostra capacità di inclusione sia maggiore, in questo lavoro e istruzione rappresentano senz’altro mezzi potenzialmente efficaci qualora siano dotati di dispositivi normativi e organizzativi efficienti e di risorse adeguate.
Aggiungo che, peraltro, un ulteriore elemento di valore risiede nel contributo che i nuovi lavoratori stranieri, che vogliano far parte compiutamente della nostra società, potrebbero rappresentare una risorsa importante nel garantire il mantenimento di un sistema di welfare messo in profonda crisi dal crollo drammatico della natalità a cui si unisce l’invecchiamento della popolazione.
Il secondo punto che vorrei sottoporre alla Vostra attenzione riguarda il presidio di quelle caratteristiche di soccorso immediato verso quanti si trovino in condizioni di pericolo che sempre hanno definito il livello di una civiltà.
Ben venga dunque un’attività di coordinamento rispetto alla spontanea attitudine all’aiuto che proviene dalla società civile e che tale coordinamento spetti innanzitutto alle Istituzioni. Non possiamo però rischiare che tale esigenza faccia venir meno l’efficienza delle azioni di soccorso. Se da un lato non possiamo che concordare con la necessità di porre un freno alla ignobile pratica della tratta di esseri emani che evidentemente coinvolge la criminalità organizzata e che può rappresentare un vulnus anche per la sicurezza della Repubblica, dall’altro facciamo nostro l’accorato appello del Santo Padre: “Troppe persone, in fuga da conflitti, povertà e calamità ambientali, trovano tra le onde del Mediterraneo il rifiuto definitivo alla loro ricerca di un futuro migliore. E così questo splendido mare è diventato un enorme cimitero, …Ci troviamo di fronte a un bivio di civiltà. O la cultura dell’umanità e della fratellanza, o la cultura dell’indifferenza: che ognuno si arrangi come può. Non possiamo rassegnarci a vedere esseri umani trattati come merce di scambio, … non possiamo più assistere ai drammi dei naufragi, dovuti a traffici odiosi e al fanatismo dell’indifferenza. L’indifferenza diventa fanatica. Le persone che rischiano di annegare quando vengono abbandonate sulle onde devono essere soccorse. È un dovere di umanità, è un dovere di civiltà!” Accanto al dovere di proteggere la Repubblica e di combattere un traffico ignobile, c’è senza dubbio quello di salvare ed accogliere chi si trova in condizioni di immediato pericolo.”
Guarda l' Audizione dal minuto 56.20 - Cdo Opere Sociali