Referendum 8 e 9 giugno 2025: Il buon lavoro non si ottiene con un referendum

L’otto e il nove giugno si terranno gli attesi referendum popolari abrogativi ex articolo 75 della Costituzione promossi dalla CGIL. Quattro sono i quesiti in ambito lavorativo, ad essi è stato associato un quinto referendum in materia di
cittadinanza promosso da + Europa, AVS e associazioni della società civile.

Perché non partecipare è un giudizio
È diventato troppo frequente utilizzare il referendum come strumento di contrapposizione politica, quando invece dovrebbe essere uno strumento attraverso cui coinvolgere la cittadinanza su temi di importante interesse generale. Al contrario porre quesiti tecnici che dovrebbero avere il loro naturale svolgimento all’interno dell’iter parlamentare – come ad esempio la responsabilità degli Enti appaltanti in materia di sicurezza sul lavoro – ha come naturale esito la legittima scelta di non prendere parte alla decisione e di demandarla a sedi ritenute più opportune. Per Compagnia delle Opere non è tanto il raggiungimento del quorum, ma il contenuto dei quesiti che fa perdere ai referendum il valore di strumento di democrazia diretta.

Riportiamo l’attenzione al senso del lavoro
Occorre inoltre sottolineare il contesto generale rispetto al contenuto dei quesiti stessi. Oltre alla loro tecnicalità e complessità essi non rispecchiano le sfide legate al mondo del lavoro che ogni giorno affrontiamo all’interno delle nostre imprese.
I rapporti ISTAT come quelli di INPS e CNEL, evidenziano come in Italia, oggi, non vi è un problema di occupazione e disoccupazione. Mai nella storia si era giunto alla cifra di oltre 24 milioni di occupati. Tutti gli studi riportano una strutturale carenza da parte delle aziende di personale; la tendenza porta verso un progressivo peggioramento. Le aziende stanno portando avanti azioni per “trattenere” le persone attraverso piani di welfare aumenti di stipendi, revisioni delle condizioni di lavoro (orari flessibili, smart working, home working, wellbeing aziendale ecc). Ciò vale anche per le piccole imprese.
Al contrario ciò che colpisce è l’alto indice di insoddisfazione lavorativa manifestata dai lavoratori; è quindi urgente promuovere una cultura del buon lavoro, attraverso politiche aziendali che incentivino il benessere dei dipendenti e la loro fidelizzazione. È necessario riportare al centro del dibattito pubblico la sfida sul senso del lavoro.
Compagnia delle Opere ha fornito il proprio contributo al dibattito attraverso il “Manifesto del buon lavoro” presentato nei mesi scorsi.
La redazione e la conseguente presentazione del “Manifesto” è stata l’ occasione per favorire momenti di incontro e dialogo su tutto il territorio italiano.
Momenti di incontro e dialogo aventi come obiettivo la comprensione di come il lavoro possa essere parte della soddisfazione della vita di ognuno di noi e contributo alla costruzione di un bene comune.
Invece di un ritorno al passato, è necessario concentrarsi su politiche innovative che promuovano la qualità del lavoro e la competitività delle imprese.
In ultimo, riguardo il referendum sulla cittadinanza è certo giunto il tempo in cui l’Italia faccia un passo in avanti. Non è questione di quale IUS, ma di riconoscere una realtà che non passa solo per i 5 o 10 anni per l’ottenimento di una cittadinanza.
È necessario un contesto di affiancamento che passa dall’educazione al problema della casa che oggi, per molte e molti, non esiste.
La cittadinanza più che materia referendaria, deve essere occasione e tema di un confronto, vero, immediato e reale, tra privato sociale e Istituzioni preposte – in primo luogo il Parlamento e il Governo – perché veramente il nostro Paese su questo tema faccia finalmente un passo in avanti. Per il bene di tutte e di tutti.

 

Articolo “il Sussidiario”: Volantino Cdo sui Referendum 2025/ “Il buon lavoro non si ottiene con un voto: non partecipare è un giudizio”

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