Intelligenza Artificiale e Relazioni Umane, prove di dialogo
Expandere 2024, l’evento di Compagnia delle Opere Marche Sud, ha evidenziato potenzialità e problemi di un rapporto che cambierà il nostro futuro.
L’interazione tra gli uomini e l’Intelligenza Artificiale è solo agli inizi e dipende dalla componente umana saper utilizzare al meglio le opportunità che l’IA offre: questo scenario, vero nella vita di tutti i giorni e a maggior ragione per gli imprenditori e le aziende, è emerso dall’edizione 2024 di Expandere, organizzato a Grottammare dalla Compagnia delle Opere Marche Sud.
“Si è trattato – ha ricordato il Direttore della Compagnia delle Opere Marche Sud, Massimiliano Di Paolo – dell’evento conclusivo di un anno dedicato in maniera specifica all’Intelligenza Artificiale, a quanto i nostri imprenditori e le nostre aziende siano informati e siano pronti ad utilizzarla. Vogliamo, per il bene del nostro tessuto socio-economico, che si condividano esperienze e conoscenze perché questo tema deve entrare nelle dinamiche delle imprese, per cui abbiamo sviluppato la giornata affrontando dei laboratori: ogni laboratorio trattava un grande tema con cinque esperti. Cè stato naturalmente tempo per il networking, perché è nella natura di Expandere, un format Cdo Marche Sud che torna dopo cinque anni. Credo che i partecipanti abbiano iniziato a capire che l’Intelligenza Artificiale avrà un impatto sulla vita e sul lavoro di ognuno di noi, dunque c’è bisogno di consapevolezza, senza credere che l’IA sia la soluzione di ogni problema imprenditoriale o, viceversa, pensare che sia un elemento assolutamente negativo”.
Artificial Intelligence & Human Relations, questo il tema generale di Expandere 2024, è stato introdotto da una conversazione imprenditoriale con la Responsabile Comunicazione di Magazzini Gabrielli SpA, Barbara Gabrielli.
“Da centotrent’anni – ha ricordato la dottoressa Gabrielli – la crescita dell’azienda, nelle cinque regioni in cui opera, è basata su alcuni valori fondamentali come il rispetto dei territori, la valorizzazione delle eccellenze, che fanno comunque riferimento alla centralità delle persone. Da oltre dieci anni redigiamo il Bilancio Sociale dove riportiamo ciò che facciamo per il nostro territorio, ma anche per quelle che considero la “comunità Gabrielli” composta dai nostri clienti ma anche dai nostri collaboratori. I due asset fondamentali, a mio avviso sono concatenati da loro e riguardano la formazione fondamentale per far crescere la cultura d’impresa. Un contributo in tal senso, a mio avviso, è arrivato con l’introduzione del Bilancio Sociale. Dieci anni fa ho volutamente avviato questo percorso con lo scopo di far entrare i concetti Esg nella cultura d’impresa della mia azienda. È stato un importante grimaldello per far crescere la consapevolezza della funzione dell’azienda a 360 gradi. La traduzione, nel quotidiano, del nostro essere parte integrante del territorio si traduce in collaborazioni ormai consolidate nel tempo con le Fondazioni Banco Alimentare Onlus, Ospedale Salesi Ets, AIRC e con tutte le principali associazioni territoriali che si occupano del sociale.”
I cinque laboratori hanno avuto quale tema “L’alleanza con le persone e il nuovo approccio al lavoro che cambia” con Michela Cortini (Professoressa ordinaria di Psicologia del lavoro e delle organizzazioni, Università degli Studi di Chieti); “Lavoro e intelligenza artificiale: esperienze e applicazioni” con Emanuele Frontoni (Professore ordinario di Informatica dell’Università degli Studi di Macerata e Presidente della Compagnia delle Opere Marche Sud); “Innovazione e Tecnologia per Vendere meglio” con Silvio Cardinali (Professore associato di Marketing e Sales Management, Università Politecnica delle Marche); “Il valore della nostra realtà si sviluppa rendendo le nostre persone connesse con se stesse e capaci di relazioni generative” con Padre Natale Brescianini (Coach e Monaco Benedettino); “Intelligenza artificiale, persone e organizzazioni: quale futuro?” con Massimiliano Colombi (Sociologo Nomisma).
Di lavoro e alleanze nei contesti organizzativi ha discusso, con i partecipanti, la professoressa Michela Cortini, “abbiamo constatato la complessità nella quale lavoriamo, che deriva dalle sfide che ci arrivano, dall’accelerazione dei processi. Siamo partiti da un interrogativo importante che poi è un dato preoccupante, quello relativo ai turnover volontari che in alcuni comparti è veramente allarmante e in ascesa dal periodo post pandemico. Forse c’è qualcosa di deficitario nel processo di selezione: così come, soprattutto dopo il Covid, molti lavoratori sentono il bisogno di confrontarsi con i loro desideri, così le aziende dovrebbero farlo nei confronti dei profili che realmente cercano. La nostra è stata dunque una sessione pratica sui temi dell’identificazione organizzativa e della giustizia organizzativa percepita. Sulla giustizia organizzativa, molto spesso le organizzazioni sono convinte di operare per il bene, per il giusto e di essere percepite in quanto tali dai dipendenti e collaboratori. C’è dunque una sorta di stupore quando poi questi ultimi decidono di andarsene. In realtà, molto spesso quella che è una convinzione dell’organizzazione non corrisponde a un vissuto percepito da parte del lavoratore, una dimensione su cui lavorare con attenzione. Sull’Intelligenza Artificiale, che di per sé è uno strumento, abbiamo identificato due rischi: la velocizzazione e la passivizzazione. Il sistema dell’IA sembra sollevarci dalla fatica e dal tempo e questa accelerazione ci rende passivi e porta, uso un neologismo, alla “chat-bottizzazione” non solo del nostro lavoro ma delle relazioni umane”.
“Potremmo dare al nostro laboratorio – a parlare è il sociologo Massimiliano Colombi – un titolo: il Ciclo della Fiducia. Siamo tutti esposti all’IA, anche a prescindere dai nostri impegni lavorativi, dunque è come se maturassimo degli immaginari sull’Intelligenza Artificiale già solo perché ne siamo esposti ogni giorno. Se non ragioniamo su questo aspetto, rischiamo di oscillare dall’ottimismo aprioristico alla demonizzazione dell’IA. Abbiamo anche bisogno di ridurre la distanza tra la fase retorica e quella pratica dell’interrelazione tra Intelligenza Artificiale e organizzazioni con esempi reali. Ad esempio, potremmo domandarci se l’introduzione dell’IA è riconducibile, come prassi, all’introduzione del web o ci sono delle specificità. La ricerca di esempi ci porterebbe anche a dare un senso a questa rivoluzione, perché il senso di una nuova tecnologia non può essere dato da essa stessa. Ci siamo chiesti anche quanto quanto l’intelligenza artificiale possa essere una poderosa occasione per ampliare gli spazi di partecipazione, di corresponsabilità, di costruzione di un nuovo pensiero critico per aiutare le nostre organizzazioni a vivere con slancio in questo cambio d’epoca”.
Il lavoro dei responsabili commerciali e dei funzionari di vendita è sicuramente “ad alto impatto” per quanto concerne l’Intelligenza Artificiale e “nella sessione condotta con Valerio Placidi – dice il professor Silvio Cardinali – abbiamo parlato proprio di vendite, riflettendo su come chi si occupa di gestione di reti commerciali, chi ha una funzione commerciale si trovi in un mondo in cui il lavoro è profondamente cambiato. I cambiamenti sono tecnologici ma anche dettati dalle esigenze dei clienti. Abbiamo cercato di capire come la tecnologia sta già influenzando il mondo delle vendite, quali tecnologie ci servono e come integrarle all’interno delle aziende, in un’ottica di ricerca di un miglioramento dello stato di benessere nostro, dei nostri clienti e soprattutto dei risultati attesi. Tutti i partecipanti al laboratorio sono stati concordi nel dire che alla tecnologia non avrebbero mai delegato le relazioni, ma in sostanza c’è stato accordo nel dire che la tecnologia può entrare in tutti i processi aziendali, che si deve investire nell’ascolto empatico, nell’integrazione tra tecnologie e uomini, sulla comunicazione, sull’equilibrio”.
“La sintesi del mio laboratorio – sottolinea Padre Natale Brescianini – è che dobbiamo essere persone generative e non estrattive: queste ultime sfruttano la situazione ma non lasciano “terreno fertile” come le prime. Ed è proprio nell’approccio alla tecnologia che dobbiamo capire cosa ci rende umani, generativi. La risposta è: l’imperfezione, noi siamo fallibili perché fragili. Per prenderci cura di noi stessi e degli altri, in un mondo che anche grazie all’Intelligenza Artificiale ci dà molte risposte, diventa importante porsi le giuste domande. Il rapporto tra Uomo e Intelligenza Artificiale non toglie nulla alla necessità di avere, nelle nostre aziende, meno persone “al centro” e più “persone centrate”, anzi ci stimola a scoprire, nel rapporto con la “macchina”, cosa ci rende veramente umani, quali sono gli elementi spirituali di questa umanità, quali limiti abbiamo, come possiamo rapportarci all’intelligenza artificiali rimanendo noi stessi. E si potrebbe partire dalla dimensione del silenzio, per riconnettersi con noi stessi. Il silenzio porta alla riscoperta di uno spazio generativo tutto nostro”.
Il Presidente della Compagnia delle Opere, il professor Emanuele Frontoni, è anche uno dei massimi esperti internazionali di Intelligenza Artificiale: “è emersa la difficoltà di far arrivare le innovazioni nelle nostre piccole e micro imprese. Il primo tema che abbiamo affrontato riguarda infatti come costruire un team e delle competenze, il che per le piccole realtà si traduce in “dove” cercare competenze che non ci sono al proprio interno. È emersa una certa ritrosia a valorizzare i dati, secondo punto del nostro discorso, anche se noi produciamo molte informazioni, spesso destrutturate, che oggi possono essere utilizzate al meglio con la tecnologia. Abbiamo concluso sottolineando l’importanza della compliance sull’Intelligenza Artificiale e l’etica dell’IA. La presenza dell’IA, dunque, è un cambiamento epocale, che influenzerà l’intera umanità. Abbiamo ragionato su esempi e nuove buone pratiche, per capire come l’intelligenza artificiale diventerà una “sedia vuota” all’interno dei nostri uffici, piena di algoritmi con i quali collaborare. Questo perché bisogna avere la giusta consapevolezza per vivere appieno una rivoluzione che ha delle opportunità da offrire e anche dei limiti, entrambi da sperimentare nella vita quotidiana e nel lavoro”.